Gli antichi Greci chiamavano il Mar Mediterraneo (hē thálassa; 'il mare') e talvolta anche (hē megálē thálassa; 'Il grande mare').
Il Mar Mediterraneo prende il nome dal latino mediterraneus: “in mezzo alle terre”.
Infatti, il mare si estende dall’Europa al Nord Africa fino all’Asia Occidentale, dove incontra le coste del Vicino Oriente.
L'Accademia Mediterranea della Diplomazia Culturale intende contribuire alla costruzione di un futuro di pacifica coesistenza nel Mar Mediterraneo, basato sulla conoscenza reciproca e sull'apprezzamento dei valori positivi di tutti i popoli che si affacciano sul Mar Mediterraneo, mettendo in risalto, in particolare, l' identità millenaria calabrese.
Bisogna costruire quella vera ed autentica identità "mancante" del Mar Mediterraneo !
Putroppo, la percezione sociale dell'immagine della Calabria oltre i confini regionali e nazionali è distorta e deviata !
L'Accademia Mediterranea della Diplomazia Culturale vuole dare un forte contributo a questa opera di edificazione della nuova identità della Calabria.
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Med Day 28 November
Med Day
Un'identità mediterranea "plurale"
Identità Plurale
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Contrariamente all’immaginario comune, il mar Mediterraneo non inizia con il mare: esso è, prima di tutto, terra.
“Cosa è il Mediterraneo ?”
“Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi.
Non un mare, ma un susseguirsi di mari.
Non una cultura, ma una serie di culture accatastate le une sulle altre.
Non bisogna costruire, soltanto, un ponte tra Calabria e Sicilia, ma più ponti culturali tra la Calabria e con tutti quei paesi che si affacciono
sul Mar Mediterraneo, inizialmente per scoprire, conoscere e comprendere l'identità del patrimonio culturale (materiale ed immateriale) di questi territori locali.
Soltanto attraverso la comprensione e il dialogo interculturale dei popoli, si possono demolire i muri e le barriere
dell'ottusità, dei pregiudizi e dell'odio.
Poi, successivamente si può avviare un dialogo interculturale per il rilanciare un nuovo programma di sviluppo economico in un rinnovato contesto euromediterraneo.
La diplomazia culturale deve diventare un valore condiviso dal maggior numero possibile di cittadini euromediterranei, rientrando (come un credo quotidiano), tra i principi di quella responsabilità culturale tanto auspicata sino ad oggi.
La diplomazia culturale deve essere esercitata, tutti i giorni, da un gruppo "Avanguardista" di cittadini euromediterranei, che amano il proprio passato, vivono intensamente il presente e sfidano il futuro.
Se ben esercitata in tutti i suoi raffinati meccanismi e tecniche, la Diplomazia Culturale può diventare un'arma massiva di creazione della pace e dell'armonia tra i popoli del Mar Mediterraneo (e del mondo).
Questo programma ideato, sviluppato e promosso da Joseph Caristena intende contribuire alla costruzione di un futuro di pacifica coesistenza nel Mar Mediterraneo, basato sulla conoscenza reciproca e sull’apprezzamento dei valori positivi di tutti i popoli che si affacciano sul Mar Mediterraneo.
Lo scopo principale è quello di potenziare, rilanciare e difendere l’identità del Mar Mediterraneo, in Europa e nel mondo, edificando una nuova “Responsabilità Culturale” in modo da innalzare il livello di consapevolezza del valore intrinseco e nascosto (quindi potenziale) del patrimonio millenario del vecchio continente e di tutti quei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo.
Nel febbraio 2022 i leader africani ed europei hanno concordato una visione comune per un partenariato rinnovato.
L'obiettivo del partenariato Africa-Europa è creare uno spazio di solidarietà, sicurezza, pace e prosperità sostenibile per uno sviluppo economico e una prosperità sostenibili e sostenuti per i cittadini dell'Unione africana e dell'Unione europea ora e in futuro, riunendo persone, regioni e organizzazioni.
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Vertice Europa e Africa
Vertice Europa + Africa
A New Deal for Africa
A New Deal for Africa
Il Mediterraneo non è un luogo geografico.
Da millenni tutto è confluito verso questo mare, scompigliando e arricchendo la sua storia.
Il mare, infatti, quale lo conosciamo e lo amiamo, offre sul proprio passato la più sbalorditiva e illuminante delle testimonianze.
Il Mediterraneo, culla della nostra civiltà, è un luogo di contraddizioni religiose, sociali e territoriali, il risultato di conflitti multipli
per lungo tempo insoluti.
Le Nazioni del Mediterraneo svolgono un ruolo cruciale nel promuovere il dialogo e la comprensione interculturale (accorciando le disuguaglianze), la tutela ed il rispetto dei diritti umani, la giustizia sociale, cominciando da relazioni tra uguali, fondate sul principio di cittadinanza inclusiva e di collaborazione politica locale rinforzata (Local Democracy e Public History).
Una cultura può diventare arida e sterile quando "si chiude in se stessa, rifiutando ogni scambio e confronto intorno alla verità dell’esistenza dell'uomo".
Da sempre, sin dai primi diplomatici culturali (esploratori, viaggiatori e artisti impegnati per il mondo), gli scambi di idee, gli incontri tra le lingue e i
confronti tra le arti hanno migliorato le relazioni tra le persone e la comprensione dell'identità collettiva dei popoli.
La diplomazia culturale è dunque una pratica intrinseca alla storia dell’uomo; un soft power indispensabile per la mutua comprensione delle popolazioni.
Un atteggiamento etico attraverso cui ogni persona esercita ed esprime la propria libertà di pensiero, rispettando ed accogliendo nel contempo il nuovo presente nel diverso, nel lontano
e nell’altro.
Il Mediterraneo è una regione dotata di un’identità propria, rappresentata dal mosaico di culture e di popoli legati tra loro dalla storia.
La stessa storia che ci insegna che, senza il rispetto reciproco e la comprensione dell'identità dei popoli, questa interdipendenza si è trasformata in diffidenza e conflitti di ogni genere, causando prevaricazione, sfruttamento e violenza.
Bisogna unire i popoli e non dividerli !
“Sono in atto strategie massicce e massive di influenza e dominio culturale
(competizione culturale delle nazioni).
Esistono tecniche e tattiche
raffinatissime per indebolire e distruggere l’identità delle nazioni, a tutti i
livelli
(cultural governance, cultural dominance and cultural imprinting).”
Joseph Caristena
In un momento di grandi cambiamenti epocali, come il nostro, tutte le certezze possono trasformarsi in un istante in incertezze, come le origini dell’uomo, la vita nello spazio, la pace nel mondo e perfino la nostra stessa esistenza.
Scenari del Mediterraneo
Nel 2020 la popolazione dei 22 paesi affacciati sul Mediterraneo ha raggiunto i 522 milioni di individui.
Il Mediterraneo rappresenta l' 1 % di mare che produce il 15% del PIL mondiale.
Perchè genera il 12% di traffico di merci a fronte del 90% mondiale via mare.
Le nuove politiche della Blue Economy del Mediterraneo vanno verso l' Africa.
L'Africa rappresenta il nuovo mercato del III millennio in termini di risorse e popolazione (con oltre 1 miliardo di persone e un futuro PIL aggregato di oltre 2 miliardi di dollari e cambierà le regole del gioco del commercio internazionale.
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Per unire i popoli, bisogna conoscere e comprendere l'identità delle Comunità locali.
Non possiamo più relegare ai Governi, l’arduo compito di promuovere e nel contempo difendere l’identità del patrimonio culturale di una nazione,
dai tentativi di manipolazione (cultural imprinting, cultural governance e cultural dominance) che provengano, ormai, da ogni direzione.
L'Accademia Mediterranea della Diplomazia Culturale vuole promuovere l'identità di un territorio locale
in un modo innovativo, non solo attraverso il suo patrimonio culturale, ma con nuove forme artistiche
e con nuovi ambienti immersivi ed interattivi, utilizzando le più avanzate tecnologie e piattaforme online e in cloud.
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In totale sono 21 i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, inclusi i due Stati insulari di Malta e Cipro; 11 si trovano in Europa, da ovest verso est Spagna, Francia, Monaco, Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia (oltre alla già citata Malta); i restanti 10 sono Turchia, Siria, Libano, Israele e Cipro ed in Africa, con Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco.
Barcellona - Spagna - 1995
Consci delle problematiche derivanti dall’instabilità nel Mediterraneo,
l’Unione Europea varò a Barcellona, nel 1995, una nuova politica
denominata di “vicinato”.
Il Processo di Barcellona, in seguito meglio conosciuto come
Partenariato Euro-Mediterraneo (EMP).
La 'Dichiarazione di Barcellona' riguardavano temi di ampio respiro - la
politica, la pace, la sicurezza, l'economia, la finanza, la cultura -, per la
prima volta concentrati in un documento che intendeva promuovere una
Global Mediterranean Policy.
La conferenza di Barcellona fu aperta dall'allora Ministro degli Esteri
spagnolo Javier Solana, il quale, in quell'occasione, sottolineò come i
paesi partecipanti avevano l'occasione per riparare ai fraintendimenti e
agli scontri, che ne avevano caratterizzato le relazioni nei secoli passati.
Sia Ehud Barak (militare più decorato nella storia di Israele. Eletto Ministro degli Interni nel Governo di Yitzhak Rabin - 1995)
e sia Yasser Arafat (uomo politico e leader palestinese, presidente di Al-Fatah, dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina - OLP)
, spesero parole di elogio per il lavoro di coordinamento svolto dal minsitro Solana.
La Libia non partecipò alla conferenza, poiché il colonnello Gheddafi
ritenne che quest'ultima non fosse altro, che un tentativo dell'Unione
Europea di rincorrere una posizione egemonica esterna ai propri confini.
Tuttavia, nel 2000, la Libia ritornò sui propri passi riconoscendo e
sottoscrivendo gli obiettivi della Dichiarazione di Barcellona.
La Conferenza enfatizzò il significato strategico di Mediterraneo, che
doveva sostanzialmente essere fondato sulla comprensione reciproca, la
solidarietà e la cooperazione per mantenere i privilegi naturali
accantonati dalla storia.
La Conferenza di Barcellona (denominata, in seguito, Processo di
Barcellona), vide la partecipazione di 27 Stati: quindici in rappresentanza
della Comunità Europea e dodici in rappresentanza di Paesi dell'area
mediterranea: Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Egitto, Giordania,
Israele, Libano, Siria, Turchia, Cipro e l'Autorità nazionale palestinese.
La Lega degli Stati arabi e l'Unione del Maghreb arabo (UMA), furono
invitate, così come la Mauritania, con lo status di osservatore.
La cultura è un elemento essenziale dell’identità italiana nel mondo e rappresenta un patrimonio materiale e immateriale cui attingere per affrontare le sfide della contemporaneità. Ne fanno parte a pieno titolo la lingua italiana come eredità del passato e ponte verso il futuro, e la ricerca scientifica, settore in cui il nostro Paese può vantare punte di eccellenza a livello mondiale.
La promozione culturale occupa quindi un ruolo fondamentale nella politica estera del nostro Paese.
La memoria culturale è un punto nevralgico non solo per l’identità di una nazione o di una collettività, ma anche per ogni individuo.
I ricordi divengono di interesse comune e una volta aggregati in modo strutturato nel loro originario contesto possono, anche, considerarsi come beni culturali immateriali di natura storica identitaria.
La memoria collettiva, cioè quella sociale, è sicuramente composta da parole, dalle immagini, dai gesti, dai riti, dalle feste e dai rapporti sociali.
Essa viene determinata nella configurazione essenziale dei processi comunicativi della storia.
Esiste un desiderio a non perdere l’identità, la paura di essere colpiti da un’amnesia che possa cancellare ciò che del passato è in noi.
La memoria culturale è fondamentale non solo per l’identità di una nazione o di una collettività, ma anche per quella di ogni singolo individuo.
La continua ricerca e l'edificazione incessante della propria identità in un continuo divenire, come quella di una nazione, implica analizzare le nostre radici con estrema responsabilità e dignità, tenendo presente che tra i ricordi
abbiamo diversi momenti salienti che non solo sono importanti in quanto appartengono alla nostra storia, ma rappresentano una barriera protettiva contro la ripetizione di errori critici, che nel corso della storia hanno causato
in passato sofferenze estreme causate da guerre e da altre entità autodistruttive.
Assume un ruolo di estrema importanza l'arte nel processo di potenziamento identitario di una collettività.
L'arte non viene generata per piacere, ma per accompagnare l'uomo durante la sua esistenza,
diventando una testimonianza della sua presenza o assenza.
"Sono in atto strategie massicce e massive di influenza e dominio culturale (competizione culturale delle nazioni).
Esistono tecniche e tattiche raffinatissime per indebolire e distruggere l’identità delle nazioni, a tutti i livelli
(cultural governance, cultural dominance and cultural imprinting).”
Joseph Caristena
Risulta importante chiarire il ruolo
fondamentale che ha l’autoconoscenza e l'edificazione
di un’identità. Questa, secondo la definizione che
suggere Giovanni Jervis è: l’esercizio di riconoscersi ed
essere riconoscibili, ossia l'insieme descrivibile delle
nostre caratteristiche.
Per riconoscersi e descriversi
occorre però avere una memoria di sé (Jervis, 1997).
(Nascita: 15 ottobre, 1923, Santiago de Las Vegas, Havana, Cuba
Morte: 19 settembre, 1985, Santa Maria della Scala, Siena)
Italo calvino propone questi elementi come “i racconti delle città invisibili" (Calvino, 1972) .
Si può intendere che il passato è inscritto negli artefatti urbani: sui muri delle case, nei monumenti e nelle statue equestri che si ergono nelle piazze, nei nomi delle vie, lapidi improvvi-
sate sulle strade, con cui mani ignote si ostinano a ricordare; ma anche è inscritto nei documenti e immagini che appartengono agli attori di massa che tutelano gli archivi materici di una città, ovvero, gli specialisti della comunicazione adibiti alla circolazione delle immagini del passato stesso.