Diplomazia per la
Ricerca Spaziale






Referente per la Diplomazia per la Ricerca Spaziale
Ing. Antonino Brosio

Ai nostri soci si offrono corsi di alta formazione LIVE, Focus Group ed Orientamento in telepresenza (Google Meet + Team) e onsite nel settore della ricerca spaziale.

Una Delegazione di Esperti e Specialisti per non commettere nello spazio, gli errori commessi sulla Terra.

... Space for All: Using Diplomacy to Bridge the Space Divide ...



L'obiettivo principale della Diplomazia per la Ricerca Spaziale è quello di coinvolgere un pubblico sempre più ampio sulle tematiche e sulle tecnologie spaziali.





Qual è Il ruolo delle Nazioni nel settore della ricerca spaziale ?

Le tecnologie spaziali oggi, sotto tutti gli aspetti, risultano “abilitanti” lo sviluppo sociale ed economico di tutte le nazioni.

La European Space Strategy for Security and Defence
In un contesto geopolitico di crescente incertezza e competizione che vede l’intensificarsi delle minacce all’UE e ai suoi Stati membri, la neo emanata “European Space Strategy” fornisce agli Stati membri le linee guida – anche dette “Ways forward” nel testo – per l’utilizzo e l’integrazione degli assetti spaziali comunitari.

Tutti i Paesi membri (o quasi) hanno un programma spaziale nazionale.
Buona parte di essi aderisce anche all’ESA; ma solo quei Paesi europei in possesso di avanzate tecnologie aerospaziali sono in grado di sviluppare e produrre autonomamente propri assetti satellitari adibiti al diretto soddisfacimento dei propri interessi nazionali. Su tutti: Francia, Italia e Germania.
Per questi Paesi, alcuni programmi spaziali istituzionali dell’UE possono apparentemente costituire una sorta di “sovra–struttura”.

In Europa l'economia dello spazio cerca fondi. Tanti, e subito. Servono capitali privati per non perdere la corsa allo spazio che vede protagonisti Stati Uniti, Russia, Cina ma anche nuovi attori come l’India, al quarto posto a livello globale per investimenti in relazione al Pil dopo Mosca, Washington e Parigi, come emerge dai dati dell'osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano).

L’apprensione è palpabile nei corridoi di Bruxelles: in gioco c’è il futuro geopolitico dell’Unione, la sua sicurezza economica, e, soprattutto, quella militare. Perché lo spazio non è solo questione di blasone.
A livello aggregato, nel 2021 l’Europa ha stanziato 11,48 miliardi di dollari. Ma la sfida è stravinta dagli Stati Uniti con 43,01 miliardi di dollari, quattro volte tanto. Seguono Cina, Russia, Giappone e, ancora una volta, India.

Per recuperare terreno, arriva un fondo di un miliardo, chiamato 'Cassini', che è stato lanciato a Bruxelles dalla Commissione europea nella Conferenza dedicata allo spazio. "L'Europa ha un vivace ecosistema di startup con idee e tecnologie dirompenti, ma molte di loro non riescono ad ottenere investimenti cospicui quando devono espandersi e non hanno altra scelta che rivolgersi a investitori terzi. È per questo che il fondo Cassini rappresenterà una svolta", ha detto il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton. Il fondo, che sarà integrato da uno strumento della Bei per garantire che le startup possano accedere a prestiti, fa parte di una più ampia strategia europea per rafforzare la sua presenza nello spazio, affrancandosi sempre più dalla dipendenza dagli Stati Uniti.

La partita dei satelliti e delle sonde
Oggi la partita si gioca soprattutto con i satelliti e con i palloni sonda.
Sono 4.838 quelli in orbita in questo momento: solo nel 2021 sono stati lanciati il 40% di quelli lanciati negli ultimi dieci anni.
Il totale fa una massa orbitante di 564 tonnellate. Gli impieghi vanno dalle telecomunicazioni al monitoraggio climatico e persino delle migrazioni. E, naturalmente, per spiare i nemici. I costi sono scesi drasticamente.
Per inviare un chilogrammo di materiale nello spazio, oggi, bastano quattromila euro, dieci volte meno rispetto a quindici anni fa.

Così come le singole nazioni europee dotate di propri assetti satellitari gestiscono tali assetti attraverso propri centri–di–controllo a terra, così anche l’UE gestisce i satelliti “Galileo” e “Sentinella” – e nel prossimo futuro anche i 600 satelliti della costellazione IRIS2 – presso il proprio “Satellite Centre” (SatCen) di Madrid.
Gestendo i “Sentinella”, il SatCen è quindi in grado di fornire anche “servizi di intelligence” sulla base dei dati raccolti dall’osservazione della superficie terrestre.
Scopo del SatCen è quello di sostenere la politica estera e di sicurezza comune (PESC) contribuendo in maniera fattiva alla presa di decisioni ed iniziative da parte dell’UE.
Opera sotto la supervisione del “Comitato Politico e di Sicurezza” (CPS) diretto dall’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza (AR).
Il SatCen fornisce ai responsabili politico–decisionali segnalazioni tempestive sui potenziali e reali scenari di crisi, oltre a trasmettere informazioni sulla situazione globale.
Il SatCen, quindi, è una struttura strategica che consente all’UE di adottare misure diplomatiche, economiche e umanitarie in tempo utile, compresa la pianificazione generale di eventuali interventi (in futuro anche militari, chissà).
Essendo presieduto dall’AR, di riflesso, il SatCen assume un ruolo centrale anche per l’Agenzia Europea della Difesa (EDA), il luogo dove l’AR coordina e promuove la cooperazione militare (decisionale e di intelligence) dei 26 Stati membri secondo le linee guida e gli obiettivi riportati nella “Common Security Defence Policy” (CSDP).

L' Accademia Mediterranea della Diplomazia Culturale è il luogo ideale per elaborare e lanciare iniziative basate sulla diplomazia della Ricerca Spaziale, considerando la varietà e la qualità delle competenze presenti.

Il Presidente
Dott. Giuseppe Caristena
Accademia Mediterranea
della Diplomazia Culturale


Per info:
Segreteria Organizzativa
Mobile: +39 349 1456195
Email: info@saloneuropa.it



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