Diplomazia Economica






Una Diplomazia Economica per spiegare e costruire un nuovo futuro.

... la transizione energetica riguarda tutti i popoli del mondo ...



"Energy is at the heart of a global dialogue at the beginning of the III millennium"
says Joseph Caristena








Qual è Il ruolo dell' energia alle soglie del III millennio ?

Cosa intendiamo per transizione energetica ?

Perché è così importante affrontare (e gestire) il cambiamento climatico ?

La sfida più importante di oggi è rappresentata dall'energia.

Le rinnovabili sono una scelta imprescindibile per il futuro del pianeta.

Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici.

Una corretta ripartizione della distribuzione dell'energia tra le nazioni potrebbe
consolidare le rappresentanze democraticamente scelte e promuovere l'autodeterminazione dei popoli.

Tutte le nazioni del mondo sono alla spasmodica ricerca dell’indipendenza energetica.

Consapevoli dei rischi connessi ad un’eccessiva dipendenza dai combustibili fossili, da diversi anni molti Paesi hanno avviato la transizione energetica.
Lo sviluppo delle energie rinnovabili non è più l’unico obiettivo dei Paesi più industrializzati, ma anche e soprattutto dai Paesi in via di sviluppo.
Molti Paesi, disponendo di numerose risorse naturali, ambiscono all’indipendenza energetica.

Bisogna fornire una maggiore e più equa distribuzione delle energie rinnovabili per instaurare un nuovo equilibrio nel sistema internazionale energetico e ridurre le zone di conflitti e tensione nel mondo.

Best Practice e Case History
Italia e Francia
Trasporti e corridoi alpini, grandi progetti italo-francesi
Circa 4000 lavoratori pendolari attraversano quotidianamente il confine franco-italiano per andare al lavoro. 7 milioni di italiani si recano in Francia ogni anno, per turismo o per motivi di lavoro. Inoltre, il traffico di merci provenienti dalla Francia e dirette in Italia ammonta a 43 milioni di tonnellate all’anno, trasportate principalmente per via terrestre ma anche ferroviaria per l’8% circa del totale. Le infrastrutture ferroviarie e stradali sono quindi cruciali per le popolazioni e per l’interconnessione dei nostri due paesi nonché per tutta l’Unione europea in generale. Per la fluidificazione del traffico, vari grandi progetti di infrastrutture ferroviarie e stradali di traversata alpina vengono svolti congiuntamente da Francia e Italia : tra i principali, i tunnel stradali del Fréjus e di Tenda, l’autostrada ferroviaria alpina (AFA).
Si tratta innanzitutto di incrementare la fluidità e la sicurezza del traffico nelle gallerie nonché di promuovere la riduzione degli impatti ambientali negativi grazie a limitazioni della circolazione nei territori transfrontalieri fragili. Dalla fine del 2020, la Francia e l’Italia collaborano strettamente per la gestione della crisi causata dalla tempesta Brigitte (o Alex, dalla parte francese) che ha devastato i territori transfrontalieri. Sin dalle prime ore della tempesta, i soccorsi e i servizi di manutenzione delle reti stradale e ferroviaria sono intervenuti per portare assistenza alle vittime. Da allora, il lavoro congiunto va avanti sul campo per poter ripristinare le vie di comunicazione nelle valli e tra una parte e l’altra delle Alpi.

La linea ferroviaria Torino-Lione
Il progetto di collegamento ferroviario Torino-Lione è un elemento chiave delle nostre relazioni bilaterali. L’obiettivo è quello di rendere i trasporti più sicuri riducendo il traffico di mezzi pesanti, di sviluppare il trasferimento modale dalla strada verso la ferrovia, di captare i flussi commerciali assicurando un servizio paragonabile a quello offerto dalle infrastrutture svizzere e austriache, e di tutelare l’ecosistema alpino e l’ambiente. È previsto che il collegamento sia operativo nel 2030. La tratta transfrontaliera del Torino-Lione è ormai un cantiere ampiamente avanzato : a metà 2021 circa 30km di galleria sono stati scavati sui 162 km totali. L’anno 2021 è particolarmente importante per via della firma dei principali contratti di scavi della galleria per 3 miliardi di euro concessi a 13 imprese internazionali. Parte del corridoio ferroviario della rete di trasporto trans-europea (RTE-T) che collegherà la Spagna all’Europa centrale, questa nuova linea deve assicurare il trasporto di oltre il 50% dei flussi ferroviari di merci entro il 2035, a fronte del 9% nel 2015. Il progetto rappresenta uno dei quattro cosiddetti “tunnel di base” progettati negli anni ’90, situati ad un’altitudine inferiore rispetto ai tunnel preesistenti, realizzati nel XIX secolo. Altri tunnel ‘’di base’’ collegano già l’Italia e la Svizzera, quelli di Lötschberg e di San Gottardo, mentre l’apertura del tunnel di Brennero tra l’Italia e l’Austria è prevista per il 2025. Il nuovo collegamento è costituito da tratte “nazionali” ubicate nei territori francese e italiano (gli accessi) e da una sezione transfrontaliera, composta dal tunnel principale (lungo circa 57 km) e dai raccordi alla linea preesistente, in Francia a Saint-Jean-de-Maurienne e in Italia a Susa-Bussoleno. I lavori della galleria della Maddalena, nel comune di Chiomonte, in Valsusa, sono iniziati nel 2012. In Francia, i lavori di scavo sono iniziati nel 2015. La Francia e l’Italia si sono impegnate per il progetto del Torino-Lione nell’ambito del trattato di Torino del 29 gennaio 2001, integrato da due accordi firmati il 30 gennaio 2012 e il 24 febbraio 2015, che definiscono tra l’altro le modalità giuridiche e tecniche della sua realizzazione e gestione. L’8 marzo 2016, è stato firmato inoltre un protocollo aggiuntivo all’accordo del 24 febbraio 2015, riguardante la certificazione dei costi della sezione transfrontaliera, la ripartizione delle spese fra i due Paesi e le misure contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’assegnazione e la realizzazione dei lavori. L’accordo del 24 febbraio 2015, con il quale i governi della Repubblica Italiana e della Repubblica Francese si sono impegnati a realizzare i lavori della sezione transfrontaliera, è stato ratificato dall’Italia il 21 dicembre 2016 e dalla Francia il 26 gennaio 2017. L’importanza strategica del progetto è stata ribadita dai governi dei due Paesi in occasione dei vertici bilaterali del 2017 e del 2020.

Il partenariato energetico italo-francese
La Francia e l’Italia, pur avendo problematiche energetiche diverse, desiderano entrambe contribuire allo sviluppo della politica europea dell’energia, che si basa sulla lotta al cambiamento climatico, la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività.
I grandi gruppi dei due paesi sono saldamente installati da una parte e dall’altra delle Alpi : EDF, ENGIE e TOTAL si sviluppano in Italia così come ENI, ENEL e SNAM in Francia. Italia e Francia promuovono lo sviluppo delle cooperazioni industriali svolte nei settori dell’energia elettrica e dell’idrogeno, nonché dei progetti congiunti di ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie energetiche, anche attraverso i progetti europei IPCEI sulla mobilità elettrica e l’idrogeno.
Una nuova interconnessione elettrica è in corso di realizzazione all’interno della seconda galleria del tunnel del Frejus, anche essa in costruzione. Questa linea sotterranea, lunga 190 km tra Piossasco in Piemonte e Grande-Ile in Savoia, è il più lungo collegamento al mondo di questo tipo. Il progetto rafforzerà la capacità di scambi dei due paesi e contribuirà a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti in elettricità e la stabilità della rete. Il progetto rientra nel più vasto piano di integrazione del mercato europeo dell’elettricità. La linea entrerà in servizio nel 2021.

Azioni comuni per la protezione dell’ambiente
La Francia e l’Italia si impegnano insieme in numerosi accordi di cooperazione bilaterale o multilaterale per la tutela dell’ambiente.
Per quanto riguarda le zone transfrontaliere terrestri, Italia e Francia lavorano in sintonia per la protezione delle aree alpine. I due paesi collaborano infatti nell’ambito della Convenzione Alpina, il primo trattato al mondo per la protezione di un’area montana, del protocollo franco-italo-svizzero per il monitoraggio della popolazione dei lupi delle Alpi Occidentali, ma anche attraverso la creazione della Riserva della Biosfera Transfrontaliera UNESCO del Monviso e del Parco europeo delle Alpi Marittime – Mercantour nonché nel contesto del parco internazionale franco-italiano-svizzero Spazio Mont-Blanc. Per quanto riguarda le zone marittime, Francia e Italia sono cofondatrici di tre santuari marini - le Bocche di Bonifacio e, con il Principato di Monaco, Pelagos e Ramoge - e organizzano delle esercitazioni congiunte per le allerte ambientali.
L’Italia e la Francia sono inoltre impegnate nella lotta alle emissioni inquinanti nel trasporto marittimo e sostengono un progetto di creazione di una zona di controllo delle emissioni di ossido di zolfo (SECA) nel Mediterraneo.

La Francia e l’Italia sono partner anche nella lotta al cambiamento climatico. Il governo italiano si è impegnato in modo significativo nelle trattative internazionali che hanno portato alla firma dell’Accordo di Parigi sul clima, in occasione della COP21, la XXI conferenza dell’ONU sul cambiamento climatico, svoltasi a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015. L’Italia, che ha ratificato l’Accordo il 27 ottobre 2016, è stata copresidente, insieme al Regno Unito, della COP26 nel 2021. La Penisola ha ospitato a fine settembre – inizio ottobre 2021 la COP dei giovani, che rappresenta uno spazio di riflessione e di dialogo con i negoziatori, nonché la pre-COP26. Sotto l’egida della presidenza italiana, i negoziatori di tutti i Paesi partecipanti hanno così avuto modo di chiarire le proprie posizioni e di confrontarsi sulle decisioni da prendere per rendere pienamente applicabile l’Accordo di Parigi, a monte della COP26 (a novembre 2021).

Nell’ambito della limitazione e del recupero dei rifiuti, l’Italia è uno dei 12 partner della Coalizione internazionale contro le buste di plastica, lanciata dalla Francia nel settembre 2016 con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento dei mari e degli oceani causato dalla plastica e in particolare dai sacchetti monouso.

La Transizione Energetica
La transizione verso un'economia eco-sostenibile a basse emissioni di carbonio richiede trasformazioni fondamentali nella tecnologia, nell'industria, nella finanza e, in definitiva, nella società nel suo complesso. Per raggiungere gli obiettivi prefissati è indispensabile intervenire ad ampio spettro, impegnandosi su più fronti e decarbonizzare in larga misura anche la struttura produttiva industriale, con un profondo cambiamento del settore e l’assunzione di scelte importanti. È una sfida impegnativa, ma anche un'eccellente opportunità per la crescita economica e occupazionale.

In seguito all’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico del 2015 (COP21), il raggiungimento dell’obiettivo al 2030 – che prevede di limitare l'aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 °C – richiede un pacchetto di politiche e misure strutturate e stabili per implementare la de-carbonizzazione dei settori dell’energia, trasporti, costruzioni, industria e agricoltura.

Da qui la necessità di associare Clima ed Energia nelle strategie politiche a livello globale, europeo, nazionale e regionale. Secondo le analisi condotte dalla Commissione Europea (CE), il suddetto obiettivo è sostenibile in termini di costi e le strategie e le azioni necessarie per la transizione verso un modello energetico ecosostenibile rappresentano una responsabilità condivisa tra l'UE e i suoi Stati membri.

La transizione verso un'economia eco-sostenibile a basse emissioni di carbonio richiederà trasformazioni fondamentali nella tecnologia, nell'industria, negli affari, nella finanza e, in definitiva, nella società nel suo complesso.

I dati del rapporto annuale Global Carbon Budget 2019, pubblicati in occasione della COP25 a Madrid, mostrano che il 45% delle emissioni di CO2 da fonti fossili proviene dal settore energetico, il 23% dall’industria, il 19% dai trasporti nazionali, mentre i trasporti internazionali marittimi e aerei sono responsabili del 3,5% delle emissioni. Il restante 10% deriva da edifici, agricoltura, pesca, attività militari ed altro ancora.

Pertanto, non sarà possibile raggiungere gli obiettivi prefissati senza intervenire ad ampio spettro, impegnandosi su più fronti, e decarbonizzare in larga misura anche la struttura produttiva industriale, azione che richiederà una profonda trasformazione del settore e l’assunzione di scelte importanti. Si tratta di un processo in itinere, complesso ed articolato, che richiede l’implementazione di azioni ed interventi per una transizione socialmente equa ed economicamente sostenibile, verso un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, al fine di raggiungere un livello di emissioni-zero di gas serra entro il 2050.

È una sfida impegnativa e significativa, che rappresenta, anche, un'eccellente opportunità per la crescita economica e occupazionale. Occorrono, pertanto, politiche concrete che siano in grado di determinare equilibri perseguibili e sostenibili tra i punti di impatto nel sistema socio-economico determinati dalle decisioni e scelte assunte, e le possibili ricadute positive sul tessuto economico e produttivo. In tale senso è auspicabile un piano di azione per finanziare la crescita sostenibile in cui i fattori ambientali, sociali e di governance diventino elementi stabili delle decisioni di investimento private.

Le politiche nazionali intendono promuovere il ricorso a strumenti che migliorino sicurezza energetica, tutela dell’ambiente e accessibilità dei costi dell’energia.

Sviluppare nuovi strumenti normativi e finanziari, innovativi e di lungo termine per la promozione dell’efficienza energetica nei diversi settori produttivi e negli usi finali; riqualificare il patrimonio edilizio esistente, in una logica di edifici a “near zero emissions” senza ulteriore consumo di suolo; implementare l’efficienza energetica e l’uso razionale dell’energia nel settore industriale incentivando e promuovendo l’utilizzo di processi e tecnologie innovativi (Smart Industry); sviluppare una governance e delle politiche di supporto alle Energy Communities, che considerino anche l'evoluzione sociale della domanda di energia ecc.; sono misure ed iniziative prioritarie da attuare e sostenere con politiche stabili e di lungo periodo.

Sebbene le azioni intraprese per raggiungere gli obiettivi UE 2020 in materia di clima ed energia stiano fornendo un significativo contributo allo sviluppo delle fonti rinnovabili, vi sono chiaramente ancora ostacoli/difficoltà da affrontare, se guardiamo agli obiettivi 2030 e oltre.

Ad esempio, l'integrazione di fonti rinnovabili nei sistemi energetici comporta ancora molte sfide, in particolare la necessità di bilanciare l'offerta e la domanda di energia per garantire la stabilità della rete e la sicurezza dell'approvvigionamento. Tuttavia, lo sviluppo di opzioni e soluzioni tecnologiche per lo stoccaggio dell’energia (come le batterie, l'idrogeno, il gas sintetico ecc.) e di tecnologie avanzate per le applicazioni nelle reti intelligenti (Smart Grid) e per il Power to Gas, consentiranno di accelerare il processo di smartizzazione delle reti energetiche integrate, favorendo la decarbonizzazione del sistema economico nazionale ed europeo. In particolare, il Power to Gas si propone come soluzione interessante per l’accumulo di energia stagionale, oltre che di regolazione e stabilizzazione della rete.

I trasporti sono responsabili di circa un terzo dei consumi energetici finali del Paese e rappresentano un quarto delle emissioni europee di gas a effetto serra, e la loro continua crescita non è priva di conseguenze negative che si manifestano in termini di impatti, soprattutto ambientali, dovuti all’inquinamento atmosferico locale e globale. Tuttavia, essi costituiscono uno dei fattori determinanti per lo sviluppo e la crescita economica ed assolvono ad una funzione fondamentale nel processo di integrazione economica e sociale dei Paesi UE. Il settore della mobilità è chiamato, quindi, ad evolvere entro il prossimo decennio ed oltre, con cambiamenti rapidi e profondi in termini di sviluppo congiunto e integrato delle infrastrutture di trasporto e dei sistemi logistici, e di messa a punto di mezzi e servizi per la mobility-as-a-service, verso cui convergono anche le traiettorie tecnologiche della mobilità automatizzata e connessa, e della decarbonizzazione. È necessario, quindi, lo sviluppo di modelli di mobilità che colleghino veicoli, infrastrutture e servizi, in grado di integrare le diverse modalità – anche innovative – di trasporto, che rispondano alla necessità di servizi di mobilità automatizzati, connessi, sostenibili, accessibili a tutti, flessibili ed adattivi rispetto alla domanda di trasporto di merci e persone. Tutto ciò dovrà tener conto sia dell’evoluzione degli “stili” di mobilità nelle nuove generazioni sia del progressivo invecchiamento della popolazione. Non di meno, lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche necessarie, e soprattutto l’attuazione delle misure e delle infrastrutture operative, dovrà avvenire in maniera non demagogica ed emotiva, bensì razionale, consapevole ed economicamente sostenibile.

Sviluppare tecnologie a basse emissioni di carbonio e portarle sul mercato è una delle maggiori sfide da affrontare nel nostro tempo. Si tratta di un processo impegnativo e costoso (nella maggior parte dei casi i costi maggiori sono dovuti alla fase di dimostrazione). Tuttavia per preservare il nostro stile di vita ed evitare pericolosi cambiamenti climatici, non è possibile fare affidamento soltanto sulle tecnologie attualmente esistenti. Infatti, è proprio attraverso la transizione verso un sistema energetico a basse emissioni di carbonio – guidata dall'innovazione e dallo sviluppo di nuove tecnologie e dispositivi e dall’utilizzo efficiente, integrato ed evoluto dei vettori e sistemi energetici – che saremo in grado di creare una crescita economica eco-sostenibile e nuovi posti di lavoro.

A riguardo si evidenzia che una significativa quota della spesa dell'UE è indirizzata ad interventi e azioni per la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici. Per il periodo 2014-2020, le politiche a sostegno del clima sono state "integrate" nel bilancio dell'UE: azioni di mitigazione e adattamento sono inserite in tutti i principali programmi di spesa – tra cui spesa regionale, energia, agricoltura, trasporti, ricerca e innovazione – destinati a spendere almeno il 20% dei fondi dell'UE per gli obiettivi legati al clima.

Per il 2021-2027, la CE ha proposto di aumentare questa quota fino al 25% dell'intero bilancio dell'UE, che ammonterebbe a circa 320 miliardi di euro che saranno spesi per il clima in questi sette anni. In particolare, la CE ha proposto un nuovo programma di ricerca e innovazione, Horizon Europe, di quasi 100 miliardi di euro, per sostenere ricerca e innovazione anche nel settore della decarbonizzazione energetica.

La ricerca e l’innovazione giocheranno, quindi, un ruolo chiave nel processo di transizione per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico. Le attività di ricerca e innovazione, se opportunamente pianificate, indirizzate e sostenute, forniranno un importante contributo nell’ambito di questo quadro di riferimento, declinando la sostenibilità ambientale, economica e sociale in funzione dell’evoluzione attesa per il prossimo decennio, integrando la ricerca tecnologica di settore, l’innovazione proveniente dai settori tecnologici abilitanti e la domanda di innovazione proveniente dalle filiere industriali nazionali ed europee, ed attivando il trasferimento tecnologico dei risultati e prodotti della ricerca con ricadute positive in termini di maggiore competitività internazionale delle filiere nazionali produttive, crescita economica e sviluppo sostenibile.

Agenda 2063
L’Agenda 2063 vuole porre le basi per un nuovo e solidale Rinascimento africano. La sua genesi è dovuta alla realizzazione da parte dei leader dei Paesi africani che era necessario riorientare e ridefinire le priorità dell’Africa per i prossimi anni. Le nuove esigenze dell’Africa L’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), precorritrice dell’Unione Africana (AU), in passato si era posta degli obiettivi fondamentali per l’Africa che si possono considerare raggiunti. Dopo aver lottato per sconfiggere l’apartheid e per raggiungere l’indipendenza politica per i Paesi africani, le priorità per l’Africa ora sono divenute altre. L’Africa Union ha stabilito così dei nuovi obiettivi per la crescita futura del continente. Affinché l’Africa possa diventare un attore importante nell’arena globale bisogna dare priorità allo sviluppo sociale ed economico inclusivi, all’integrazione continentale e regionale, a governi democratici, alla pace e alla sicurezza.

La Nuova Politica Euro-Mediterranea
In un momento di grandi accelerazioni a livello globale, l’area del Mediterraneo acquisisce una rinnovata centralità geopolitica e geoeconomica per affrontare le sfide poste dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, che ha innescato la crisi energetica in Europa. La pandemia ha invece ridefinito le tendenze generali del commercio, accelerando la tendenza ad accorciare le catene di approvvigionamento.
La produzione "Just in Time" con fornitori globali è stata parzialmente sostituita da un'attenzione alle catene del valore regionali più brevi, più vicine ai mercati di consumo.
Molte imprese stanno progressivamente riducendo parte della loro produzione in Asia, trasferendola in aree industriali dell'area mediterranea, soprattutto in Turchia, Egitto e Tunisia, anche per ridurre il rischio di futuri shock globali.
Ciò rafforza il processo di integrazione verticale del trasporto marittimo con la produzione e rende più positive le prospettive per le rotte marittime a corto raggio del Mediterraneo.
Near-shoring e friend-shoring sono parole d'ordine che potrebbero ben essere applicate alle relazioni nell'area mediterranea, ma è fondamentale che i Paesi della regione traggano vantaggio da un quadro diversificato di relazioni economiche, industriali e commerciali con un approccio di ridondanza, piuttosto che concentrarsi sulla dipendenza da un singolo fornitore e di conseguenza aumentare i rischi.

Logistics Performance Index
(Il Logistics Performance Index, indice introdotto dalla Banca Mondiale nel 2007, fornisce una misura della capacità dei Paesi di movimentare merci con velocità e affidabilità e di quantificare la competitività della logistica a livello internazionale.)



L' Accademia Mediterranea della Diplomazia Culturale è il luogo ideale per elaborare e lanciare iniziative basate sulla diplomazia economica, considerando la varietà e la qualità delle competenze presenti.

Inoltre, il nostro gruppo di lavoro intende approfondire le problematiche della “Transizione energetica e ambientale” in modo sistematico e con un approccio multi-disciplinare.

Questa espressione sintetizza un insieme di processi destinati a cambiare profondamente i modelli di consumo, produzione di beni e servizi, (dalla casa ai beni di consumo più e meno durevoli), l’organizzazione delle città e dei sistemi di trasporto.

In vari paesi europei vi è un numero crescente di “esperienze anticipatorie” verso la cosiddetta “post-carbon transition”.

La transizione energetica non è un mero processo tecnologico, bensì l’esito di dinamiche multi-dimensionali: tecnico-scientifiche, economiche, sociali, culturali, organizzative.



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L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
Agenda 2030

Agenda 2030
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La Nuova Politica Euro-Mediterranea
Mar Med

I Dialoghi sul Mediterraneo - Anno 2022
Intervento del Presidente Meloni ai Dialoghi sul Mediterraneo di Roma
I Dialoghi del Med

La Cina e Taiwan
Intervista con l’incaricato d’Affari ad Interim Zheng Xuan
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ENI e l'Indipendenza Energetica ENI in Africa

ESG News Investimenti EcoSostenibili



Il Presidente
Dott. Giuseppe Caristena
Accademia Mediterranea
della Diplomazia Culturale


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